martedì 12 giugno 2012

HERP MATURITY TIME DERP

Sono in dirittura d'arrivo per l'esame di maturità. Non farò sentimentalismi sugli anni passati, sulle esperienze, sul cameratismo, anche se potrebbero farmi guadagnare numerosi punti in share presso i lettori dalla lacrima facile che hanno la mia stessa età e che si accingono a fare l'esame come me.
Non sarò neppure aspramente critico, perché finirei per offendere a raffica numerose istituzioni pubbliche, alcuni elementi a capo delle suddette istituzioni e alcuni onesti lavoratori della categoria, oltre che numerosi miei compagni di sventure.
Mi limiterò a dire che si tratta di cinque anni. Non è un traguardo epico, ma è un traguardo al quale molti della mia età guardano con apprensione prima e con ridanciana nostalgia dopo. Io mi limiterò a dire che se si trattasse di essere felice, non ne farei dipendere direttamente la scuola. Gli eventi scolastici sono stati ininfluenti.
Non sarò ipocrita (non stavolta) dicendo che non ho provato emozioni durante questi cinque anni di scuola superiore. Ho incontrato il meglio e il peggio di quello che c'era da offrire. Ho vissuto in modo pacifico l'avventura scolastica e anche se attraverso un processo complesso e difficoltoso, attraverso una serie di impercettibili cambiamenti psicologici, ho imparato a guardare tutta la mia esperienza nell'ottica universale che suggerirebbe che non ha assolutamente la benché minima importanza, e nell'ottica umana che fa notare quanto questo modificherà la mia vita in seguito.
Insomma, non ho lasciato un segno indelebile di me in questa scuola, ma non me ne rammarico troppo. Ero più impegnato a restare in pace con me stesso, a scoprire me e la magia come elemento fondamentale della realtà materiale e non, piuttosto che a preoccuparmi troppo della media. E, ovviamente, a vivere felice e a divertirmi, senza eccedere troppo (checché ne dica quella pedante di mia madre).
Non ho fatto sempre del mio meglio; ma sono qui e come sempre questo è il solito miglior finale fra tutti i finali possibili.
E non è neppure un finale. "Nulla ha fine, Adrian." disse Jon Osterman nel finale di Watchmen. Ormai l'ho imparato a memoria, so che cosa dice per filo e per segno. Ci ho fatto la tesina, dopotutto.

Mi limiterò a concludere questa parte di mondo in memoria nel mio hardware organico con un epilogo. Poi passerò al prossimo atto. Probabilmente ci saranno altri post prima del definitivo cambio di direzione: io sarò lo stesso ma cambierò, cambieranno gli ambienti, le modalità di studio, la qualità dei disegni e molte altre cose. Ma io sarò lo stesso.

Oh, ma a chi la do a bere con questo pensiero profondo?
Beccatevi questo disegno fatto col trattopen durante una sessione di Fatpinder (e, sì, lo so, dovrei postare fumetti ma ho problemi di scanner e di inchiostratori disponibili, oltre che di voglia).

domenica 10 giugno 2012

Arato, ma stavolta di meno.

Immagino ricordiate il mio commento minimalista (per disperazione, n.d.a.) sulla mia sconfitta a Warhammer 40000 di qualche tempo fa.
Oggi c'è stata una rivincita, anche questa terminata male per i miei necron. Stavolta, però, mi sono divertito alquanto.
Non v'inganni la mia frase: guardate piuttosto il titolo del post e vi renderete conto che stavolta ho venduto la pelle (i circuiti, pardon) a carissimo prezzo. Ciononostante, continuo a pensare che i Tiranidi abbiano troppa roba per una manciata di punti.
Non abbandoniamoci alle critiche, comunque. Ecco com'è andata:
Il Nemesor Zahndrekh, e il suo fido Vargard Obyron, accompagnati dall'Executor Nihilantrax e da una guardia di cinque Pretoriani, avvista tre obiettivi sul campo di battaglia. Osservando il campo, lascia uno degli oggetti in mano ai Tiranidi, lontano ed oltre un burrone, sicuro di poterlo recuperare dopo che il grosso dell'esercito nemico sarà abbattuto. Al contrario, guida una decina di Immortali fino ad un tempietto, barricandosi fra le colonne con loro per presidiare l'artefatto, e invia Obyron e cinque delle sue Necroguardie a recuperare il terzo, fra le frasche e le barricate. Due dei Criptek, un eteremante e un plasmomante, rispettivamente, si uniscono alle forze di Immortali mandate nei pressi delle due postazioni.
I Tiranidi erompono dalla zona opposta allo schieramento. Dei genoraptor indisturbati ottengono la posizione oltre il burrone, senza preoccuparsi dei nemici. Un terzetto di Zoantropi ingaggia colpi ad alta potenza con i Criptek.  Una temibile Tervigone emette figli ad una velocità spaventosa prima di far collassare i propri apparati riproduttori, e i suoi gaunt attaccano senza remore il tempietto. Obyron, turbato dalla presenza invisibile di un littore particolarmente maligno, si teletrasporta dal suo padrone e lo aiuta a difendere la zona; intanto un nugolo di Guerrieri Tiranidi, particolarmente bellicosi, non contenti della distruzione su lunga distanza portata dalle biovore nelle retroguardie, attaccano l'Executor e i Pretoriani, che li ingaggiano con freddo cinismo. Intanto Obyron, ricercando le Necroguardie lasciate indietro, incappa nei gaunt e nella Tervigone, mietendo da solo interi sciami di alieni che gli erano piombati addosso. Tuttavia le truppe di Immortali, sebbene aiutate dalla tecnostregoneria dei loro Criptek, vengono decimate o addirittura soverchiate. Sebbene resistano per cinque lunghe ondate, spesso distruggendo i nemici, quando Obyron è di nuovo lontano, tutti i Tiranidi attaccano il tempietto, costringendo ad una battaglia logorante i servi di Zahndrekh, che cadono uno dopo l'altro.
Infine, morto l'Executor sotto i colpi dell'osteospada dei Tiranide Primus, Obyron bloccato e incapace di soccorrere a dovere il nemesor, i Tiranidi scagliano dall'orbita una spora micetica: uno Zoantropo dalle creste ossee piene di energia psionica esplosiva emerge dai viticci di carne, facendo esplodere in giro diversi necron.
Zahndrekh si difende strenuamente, ma alla fine i Tiranidi soverchiano lui e Obyron. Non sono morti - i loro circuiti non sono così effimeri - ma un'ultima minaccia, l'Aggressore, attacca alle spalle Zahndrekh e i suoi, dimostrando l'impossibilità di difendere gli artefatti. Essi sono ormai negli artigli dei Tiranidi, pronti ad essere digeriti. Zahndrekh, perso nei suoi ricordi, non comprende l'importanza di quegli oggetti e della loro manifattura ipertecnologica, ma Obyron scuote la testa.

E poi vabbè, la prossima volta dovrò fare proprio a meno dei Pretoriani, che sono poco pratici. Meglio un Monolito che costa uguale e fa più male. Oppure quattro Spettri con pistole e spire, che hanno un'aspetto veramente cool.
Ma per il resto la storia è sempre quella:

sabato 9 giugno 2012

Il sole che uccide la luna

Anche se la gag è un po' tirata, spero che apprezziate la mia decisione di recensire in massa i Sun Kil Moon.
Ascoltando la loro musica posso dire di sentirmi senza dubbio meglio, molto meglio.
Perché meglio? Certamente la situazione alla fine dell'ultimo anno di liceo può apparire paradisiaca (e per me lo sarebbe), ma dovete tener conto che sono empatico. Sentire l'ansia di fondo dei miei compagni in vista degli esami, dell'università, del lavoro, dell'autosufficienza dopo diciotto anni di vita agiata, è per me uno scherzo anche se i suddetti compagni cercano uno scarso rifugio nel divertimento.
Non si può dire che io non abbia fatto lo stesso. Ma credo di aver raggiunto uno stato di grazia in cui fluttuare, indisturbato dal caos delle nostre vite umane.
Le canzoni dei Sun Kil Moon aiutano molto. La tristezza, la malinconia e la pacatezza sono quasi paradisiache.
Vedo strade dell'America, dell'Europa continentale e del mondo intero calcate dai pneumatici usurati di una vecchia macchina scalcinata, ma non c'è fretta di arrivare da nessuna parte. Si procede a 40, 50, 60, anche 70 chilometri orari. Ma non c'è fretta neppure nel pigiare l'accelleratore.
Quando ci si ferma, siamo sotto alberi di luce grigia, lungo viali di ciottoli e teschi. Ma non temete, i teschi sono morti e i morti sono in pace. Proseguiamo lungo le nebbie che ricordano i sogni e nel subconscio della nostra memoria risuona un'infanzia adulta vissuta con occhi imparziali ma nostalgici.
Le note dipingono i contorni di paesaggi già visti in vite passate, mentre la voce li ombreggia in toni di grigio, blu, oro velato e verde soffuso. La luminosità non si addice alla malinconia del momento di ascolto.
Ogni tanto si riparte, poi ci si ferma ancora, e di nuovo. E di nuovo. Non c'è inizio, non c'è fine. Solo un'eterno ritorno nietzschiano. Nessuna dimensione cosmica, però. Ci eravamo già dentro, ma avevamo gli occhi aperti e non riuscivamo a vederla. Chiudendo gli occhi non vediamo nulla lo stesso, anzi, forse era meglio prima.
Poi guardiamo dentro e fuori contemporaneamente e vediamo il cosmo, ma appartiene ad una nostalgia evanescente.
Certe cose, fra quelle che ho scritto, sono puramente ispirate all'ascolto stesso dei Sun Kil Moon. Altre sono estrapolazioni della mia mente di singoli millisecondi di una singola nota.
Non una parola di quello che ho detto può ritenersi vera al di fuori delle orecchie della mia anima.

mercoledì 6 giugno 2012

Arato.

Ma no, sciocchini, non parlo mica di quel tipo lì, molto classicheggiante.
"Arato" è in questo caso specifico il participio passato del verbo arare, nel mio caso riferito a me.
Ebbene sì, sono stato decisamente arato. E non con l'aratro, ma con gli artigli falcati.
I Tiranidi hanno fatto a pezzi i miei Necron in un annientamento da 1000 punti. Io ho fatto alcuni errori di fondo, come l'uso di Trazyn, l'associazione di un intero gruppo di 20 Guerrieri Necron e il dispendio di punti in Necroguardie.
Dopo un colpo di Biovore i Guerrieri erano andati, e dopo un assalto Trazyn e le Necroguardie erano svaniti.
Certo, Trazyn non muore facilmente, ma anche dopo essersi reincarnato in un altro Necron Lord ha potuto fare ben poco.
Incredibile quanto possano numerosi 1000 punti di Tiranidi. Senza contare la Tervigone fatta in casa dal sottoscritto (pezzi di Carnefice, das, pezzi di Gaunt, dentifricio, colla per plastica e colla vinilica) che figliava a ripetizione, senza alcuna necessità reale.
Insomma, mi hanno fatto a pezzi, e io non ho distrutto neanche un'unità.
Per questo riprenderò in considerazione Tomb Blades, Distruttori e Distruttori Lord, e soprattutto il duo dell'anno: non Stanlio e Ollio, non Tom e Jerry, non Gianni e Pinotto, e neppure Dharma e Greg.
Sto parlando del Nemesor Zahndrekh e del suo fido Vargard Obyron.
Tremate.