giovedì 12 aprile 2012

Il senso della morte

La mia attività su questo blog ricomincia da una morte. Un lutto in famiglia, mio nonno. Non voglio condoglianze, ma vi ringrazio lo stesso per quel poco di attenzione che avete prestato.
Non dirò alcunché sulla persona di mio nonno: non era un Heihachi Mishima e neppure il Genio delle Tartarughe. Parlerò invece della morte in sé.
Cosa possiamo dire della morte? Nulla. E invece diciamo quanto più possibile, sproloquiamo nel tentativo di assicurare a noi stessi che dopo ci sarà un paradiso fatto di nuvole e Lavazza, o ci reincarneremo in un dugongo o in un platelminto, a seconda della nostra condotta; diciamo che è dolce andarsene, ma è doloroso restare; diciamo che nel momento della fine si sente freddo, o si sente caldo; ma la verità è che nulla di quello che diciamo può prepararci alla morte. Per questo per millenni concetti come religioni e credenze ci hanno indotti a credere nelle nostre stesse bugie. Personalmente quelle bugie non mi tangono più troppo, o forse sì. Fatto sta che al funerale di mio nonno, ho cercato di ignorare sistematicamente la vacuità della reiterazione delle parole del prete. L'unica cosa che mi piace di un funerale, se devo dirlo, è l'odore dell'incenso.
Nel film The Invention of Lying, non esistendo il concetto della menzogna, non esistevano religioni. La madre del protagonista piangeva nel suo letto di morte, pensando al fatto che sarebbe svanita nel vuoto. Ma allora cos'è il Vuoto? Alcune religioni ne parlano, altre no, ma resta il fatto che anche dal punto di vista prettamente scientifico non c'è un vero e proprio vuoto. Fuori dall'universo non c'è il vuoto. Non c'è neanche un "fuori", tecnicamente parlando, a sentire gli scienziati. Il Vuoto sarebbe forse la tenebra fra i mondi di cui ci parlano molti autori, ma chi può essere assolutamente certo di quanto siano grandi questi spazi? Milioni di chilometri? Un sospiro? Un paio di metri? E se esistono misure per questo cestino delle coscienze e delle anime, quanto misura un'anima? Quanto pesa una coscienza?
Il concetto stesso di morte mi fa arrivare a non ammettere l'esistenza dell'anima. Ciononostante io decido di crederci. Una menzogna, forse. Ma la vita stessa non è forse una menzogna? Un diniego, un inganno ai danni della morte e del vuoto? Se penso che noi stessi siamo destinati a morire dal momento in cui siamo nati, allora mi rendo conto che siamo tutti dei grandissimi imbroglioni, dei ladri che cercano di farsi beffe del Tristo Mietitore. E quelli che muoiono sono solo quelli che vengono sgamati per primi.
Non è mai stato così bello ingannare qualcuno.

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