sabato 24 dicembre 2011

Credo.

Inizio questo post natalizio (Buona Festa del Consumismo, a proposito) analizzando una tematica che improvvisamente si è profilata nel mio panorama di esperienze giornaliero. Per dirla in soldoni, qualcosa che mi è appena capitato e che ho deciso di raccontare e discutere con me stesso.
I nostri vicini/amici/parenti/conoscenti che vengono a scambiare quattro chiacchere in salotto in occasione delle feste sono una componente semi-obbligatoria delle festività in casa mia. Di solito me ne tiro fuori, o faccio una breve sortita in salotto per salutare, scambiare anch'io quattro chiacchere, e poi ritirarmi nuovamente nelle mie abituali attività: xbox, computer, disegno, scrittura, lettura, compiti (risata trattenuta a stento, alternata a disperati singhiozzi). Il punto fondamentale del riallacciare per brevi sprazzi delle amicizie affievolitesi nel resto dell'anno rende le festività simpaticamente e ipocritamente salutari, a prescindere dalle implicazioni tradizionalistiche, o per meglio dire, usando le parole degli Uochi Toki, Generazioni intere di devoti dei dualismi, generazioni intere di devoti delle generazioni – sono le barriere dei patriarchi nei confronti di noi maghi.
Ma non stacchiamoci troppo dall'argomento. I vicini sono simpatici, non esagerati, non altezzosi. Simpatici. Ma se uno non vuole andare alla Santa Messa di Natale, non vuole professarsi cristiano, non vuole unificarsi ad una massa di pseudocredenti (spiegherò più in avanti il perché del termine), ebbene, bisogna consentirgli di mantenere la propria opinione e i propri desideri. Un mio cortese ma fermo diniego all'uniformità di credo è stato accolto con una tipica reazione da convinto cristiano: "E allora in che cosa credi?" Evidentemente in qualcos'altro che mi pare più plausibile, più sensato e più accattivante, oppure in nulla di irrazionale. Non esiste solo il Cristianesimo, sai? Solo per parlare di altre multinazionali del credo monoteista, ci sono l'Islam e l'Ebraismo. Per i politeisti abbiamo le fantastiche vacche dell'Induismo, i demoni e gli spiriti dello Shintoismo e così via. Ma queste sono ancora religioni canoniche. Il vicino torna all'attacco con il problema della veridicità della religione cristiana: "Non puoi negare che Gesù Cristo sia esistito." Non lo sto facendo, sto negando che sia stato un Dio in terra. Per quello basto io. "Ma abbiamo le prove del fatto che Gesù ha compiuto veri miracoli." E dove sono le prove? "Sono scritte nella Bibbia" risponde. Uau, amo le prove delle religioni che si basano sulla testimonianza di chi deve dimostrarlo in primo luogo. Ha senso come dire che io sono Dio perchè lo dico io. Non che questo sia sbagliato, per carità. Il relativismo gnoseologico trova una risposta a tutto.
"Ma quindi staresti dicendo che la Bibbia è un semplice libro?" dice mia madre. Caspita, l'ha capito? No, purtroppo, è indignata come gli altri. Io allora faccio notare che è un fantasy, o per meglio dire un'opera di epica, tanto quanto il Silmarillion di Tolkien, o che un'opera fantasy come le Cronache di Narnia siano un'allegoria fantasy di questo libro. Loro licenziano con una risata questa giustificazione: sembra evidentemente che la mia idea sia infantile, tipica di un bambino. Ma si sa che sono i bambini a credere in modo pedissequo a tutto quello che è stato loro insegnato sui massimi sistemi, perchè le loro menti non hanno voluto tentare di afferrarli da sè. I dogmi nascono dalla pigrizia di coloro che non vogliono scoprire da soli. Non che sia necessariamente un male: se una persona si imbarcasse nell'ardua impresa di scoprire da sola tutto ciò che la circonda, finirebbe sempre per avere un'impostazione quanto meno primitiva. In questo la collaborazione e la società umana hanno un ruolo positivo.
Ma torniamo ancora una volta sull'argomento della religione. Arrivato il momento di andare alla messa di mezzanotte, vengo veementemente invitato a partecipare. Declino l'offerta, esposta prima per il concetto di credo ("dai che è un periodo di contestazione") e poi per realismo pragmatico ("dai che ci fai compagnia"). Parlo con mia madre, irremovibile: "Mamma, non ci voglio andare perché non ci credo" e lei risponde dandomi prova che la mia filosofia dell'ipocrisia che muove il mondo è più sensata di qualsiasi cosa lei possa dire come molti conlinguanei, che costruiscono muri con l’onestà intellettuale, con un’idea impersonale di spontaneo e naturale (altra citazione degli Uochi Toki):
"Che vuoi che sia, tanto lì in chiesa ce ne sono tanti che ci vanno ma non ci credono..."
Lasciamo cadere un velo pietoso. L'affermazione dell'ipocrisia del credo è un'uccisione della fede. La religione, per quanto ci si possa girare intorno, è una questione di fede: una questione personale. La fede, o ce 'hai, o non ce l'hai. Bisogna credere in un dio, altrimenti la religione è un insieme di tradizioni, ordini, divieti, tabù e compromessi con la scienza imperante. Il dio ha bisogno di fede, di credenti; altrimenti i credenti iniziano a credere in un'istituzione, che ingloba il dio, il concetto divino, l'idea, e lo soffoca, uccidendolo e sostituendolo con un idolo, una statua, un simbolo, un ideale vuoto. E badate bene, queste non sono idee mie: le ha scritte Terry Pratchett in Tartarughe Divine (in inglese, Small Gods). Un'ottimo modo di vedere sensatamente la religione.
Che dire? Non ci sono andato. Mi sento, ancora una volta, in debito verso gli Uochi Toki, e chiudo con loro, ossia in bellezza:
Non ho mai letto la Bibbia e trovo la vostra interpretazione degli scritti imprecisa e pedissequa. Tenere l’etica in un libro mi fa abbastanza schifo. Non condivido il motivo che vi porta al rifiuto delle trasfusioni; apprezzo invece che andiate a proporvi casa per casa, che non abbiate una chiesa vera. Fate breccia in chi è dubbioso, non in chi è pervaso da un forte credo religioso. Fate proseliti spargendo questa idea di male, retorica e rudimentale. [...] forse no, forse sì, cosa voglio? Cosa mi manca? Quale altra domanda soddisfa questo buco nello stomaco? Fame di espansione? Oh no. Cosa c’è? No, no, niente. No, adesso lo dici! Forse… Cosa? Forse... credo in Dio? Non l’avrei mai detto! Probabilmente il punto è questo: tutto ciò che mi rende incompleto ora ha un nesso: Dio, la suprema risposta a ogni quesito, il momento in cui dico “adesso ho capito”. Sì, ne sono certo, io credo in Dio, Diosordine! Ora come faccio a dirlo a mia madre, a mio padre, a mia sorella, ai miei amici, come faccio a spiegarlo ai concerti? “Ehi ragazzi, credo esista un essere superiore che ha generato tutto!” Beh, no, aspetta, aspetta: io sono un mago, Dio non può essere un mago! Dio è stata la scintilla che ha portato l’Universo ad essere generato, non può essere una persona, non può assomigliarmi come umano, non può avere la barba, il triangolo in testa, l’abito bianco – no, questo non è il mio dio. Il mio dio è un’entità con la coscienza, una forza che scorre e permea tutte le cose – no, nemmeno così, altrimenti sarebbe solo una morale da opporre al caos, e a me il caos piace un po’. Quindi cos’è Dio per me? È un insieme di forze – quindi sono politeista! Non dire cazzate, forze come energie disseminate nell’universo, nel Sistema Solare. Quindi Dio è negli elementi, è un legame di tutto ciò che esiste, un algoritmo complessissimo? Sì, va bene pi greco, vai a prendere il trapano: la matematica mi piace ma non ho voglia di studiarla – cos’è, se non risolvo un integrale Dio si arrabbia? E cosa succede, prendo 5 nel compito? E quando arriva il messia? Quando gli scienziati che stanno studiando riescono a chiudere l’M-teoria? Hai ragione, forse non credo in Dio, sono solo una persona molto disordinata a cui non basta mai lo spazio. Sbagliato! Tu non sei una sola persona. Giusto! Hai bisogno di parlare con qualcuno di esterno al tuo sistema che identifichi con il vocabolo gli altri. Per parlare di cosa? Ma è ovvio, della giornata in cui hai creduto in Dio per due minuti, la giornata in cui ho creduto in Dio per due minuti, la giornata in cui ho creduto, la giornata…
Stacco. Le luci si spengono, si chiude il sipario. Forse anche gli dei sono attori di un palcoscenico a parte, come noi. Forse il mio dio è uno degli attori secondari, forse l'attore comico, il servo, il ladro, il bugiardo, il giullare, il re dei folli che canta la verità sotto veli di menzogna. Forse non esiste alcun dio al di fuori della nostra fantasia. Forse esiste in misura della nostra fede, un carburante in esaurimento altalenante, un petrolio spirituale per i motori immobili.

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