lunedì 10 ottobre 2011

Into Beautiful, Dreadful Dust

Non so neppure cosa scrivere in questo post. Penso che riuscirò a trovare qualcosa da dire prima della fin-
THE END
Ok, non ce l'ho fatta. Ricominciamo.
Intanto sono convinto che l'Epic Games debba essere premiata per l'uso di colonne sonore così paradossalmente belle e calme per la propria saga più adorabilmente sanguinolenta. Gears of War è sempre stato contraddistinto da spot pubblicitari così pacifici da dare l'impressione di un gioco thriller ma fondamentalmente sedentario o semplicemente troppo rassegnato alla morte da essere esente dal concetto di paura tipico degli sparatutto splatter con mostri. Insomma, l'esordio di un Marcus Fenix intento a fuggire fra edifici bluastri, quasi del colore degli ematomi, inseguito da ombre invisibili in una città fantasma, è un capolavoro della pubblicità. Poi Fenix entra in un edificio attraverso un varco e dentro lo attende un buio immenso. E anche innumerevoli orrori enormi, che lo assalgono con i loro occhi splendenti dalle ombre sovrastanti. Il tutto è affidato ad un tappeto emotivo suonato al pianoforte, una cupa nenia dalla voce del cantante dei R.E.M. che canta Mad World. Una cover, come tante altre, ma che definirei la più bella.
Lo stesso è avvenuto in presenza di How It Ends, dei Devotchka, altra canzone che scioglie il cuore con una ninna nanna triste e rassegnata. Il video del secondo capitolo di Gears era un addio alla terra, una carica kamikaze nel cuore del mondo nemico attraverso la dura roccia, anticipato da un addio a campi dorati, un addio che mi ricordava molto 300 di Zack Snyder. Ma già questo era un titolo che mi esaltava di meno, perchè si trovava anche all'inizio di Little Miss Sunshine e quel film, seppur magnifico, apre una scissione che mi lascia perplesso, visto che ogni volta che sento la canzone ripenso ad un videogioco sanguinario e a un film intenso e bello.
Nel terzo vediamo uno sdoppiamento di sapore biblico, con il trailer Ashes To Ashes e poi Dust To Dust. Il primo, Ashes To Ashes, è di una depressione immensa, l'immagine stessa della triste rassegnazione affidata ai Sun Kil Moon e alla loro Heron Blue, che affresca il mondo buio, morto e destinato a cadere nella fine della saga. Orrori e nemici assediano la Squadra Delta, ma nulla li spaventa. Ormai sono andati oltre la paura. Ora, c'è solo tristezza, e l'attesa del buio.
In Dust To Dust c'è invece un disegno diverso, quasi identico e al contempo assolutamente diverso. La rassegnazione è visibile, ma non cambia nulla. La tristezza, la sconfitta, la perdita, l'effimera vita di ogni cosa è destinata a finire, ma non per questo il nuovo giorno smetterà di giungere. Il tempo passerà, il mondo girerà, nasceranno nuove cose. La tristezza ci deve essere perchè lascia spazio alla felicità del futuro. In fondo, il tempo è una ruota, che gira e gira e torna sempre sui suoi passi. Questo mi sembra di sentire in Into Dust di Mazzy Star, la canzone a cui è affidato l'ultimo trailer.
Vi chiederete perchè stia disquisendo su queste canzoni e su questi trailers di un gioco che nel gameplay mostra aspetti totalmente contrari a quelli delle sue presentazioni mediatiche.
Non lo so, sinceramente. Ma sono contento di aver espresso il mio parere inutile, perchè è stato un modo di sfogarmi per stasera.
Prima ero incazzato, furioso, investito di una giusta ira. Non vi dirò quale sia stata la causa, perchè non sono affari vostri, ma l'ira c'era. Non la disdegno, anche ora che è passata. Ma sono contento. Contento di una contentezza che è naturale conseguenza della calma serafica. E mi sento bene.
Grazie a tutti di aver letto l'inutile parere di qualcuno che se ne sbatte del tempo e scrive. Vi ringrazio, chiunque voi siate, per quanto possiate essere dissoluti, folli, ipocriti, stupidi, intelligenti o magnifici. E preparatevi a nuovo acido, a nuovo fiele e a tanto, tanto sarcasmo per il futuro. Tanto, è quasi impossibile che da qui in avanti io mi mantenga così calmo in eterno. Se lo diventassi, il termine "calmo" perderebbe il suo significato intrinseco.
Oh, scusate, altri vaneggiamenti.
Ok, ora chiudo davvero.
Davvero.
No, davvero, fra poco.
Cinque secondi.
Ok, ora davvero.
Alla prossima.

P.S: speravate davvero ancora in qualche disegno, per oggi? Scordatevelo.

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