lunedì 31 ottobre 2011

Euforia/nostalgia/rimpianto post-Lucca

Innanzitutto bisognerebbe dirlo.
Non ero mai stato a Lucca, prima.
Grosso errore.
La mia gita di due giorni è state proficua al quasi massimo grado (non abbiatemene a male, ma l'incontentabilità umana supera persino la stupidità umana) e ho avuto modo di fare conoscenza con innumerevoli soggettoni, grandi menti, Wayne Reynolds, niubbi sciocchi, belle cosplayers, e il segreto di Gianni Morandi. Non che volessi tutte queste cose, mi bastava incontrare Wayne Reynolds e quegli altri simpaticoni di Nonciclopedia. Ho fatto entrambe le cose e sono felice, ma non mi basta.
Prima i lati negativo-quasi neutri:
Uno: è durato troppo poco. Ma la fiera è immensa, ho visto quanto era giusto vedere e non sarei comunque riuscito in due giorni ad analizzare ogni aspetto di questo evento. Anche perchè non ho ancora l'ubiquità. Ergo, essendo questo problema provocato da cause non dipendenti o non influenzabili da me, non ci posso far niente e sono di nuovo felice e contento.
Due: mi sono portato appresso per ore una katana comprata ad uno stand e non avrei dovuto farlo. Anche perchè mi pesava, più che la spada imballata, il giubbotto, la felpa e il maligno bacio caldo del sole incandescente fuori stagione. Non che sia stato proprio un male, ma non è stata neanche una grande passeggiata. Si poteva far di meglio.
Tre: ho bivaccato in certi momenti di autocontemplazione, contemplazione dell'intorno e contemplazione del nulla intorno all'intorno. Forse, considerando che l'intorno era ripieno di cosplayers molto frughi, avrei dovuto fare più foto. Ma anche quelle che ci sono state non sono state male.
Quattro: non ho potuto comprare tutta la fiera, e questo dipende dal budget. Ma questo è un problema che non vale manco la fatica di essere sviscerato.
Passiamo ai punti positivi della mia gita.
Uno: Ho incontrato Wayne Reynolds.
Non mi stancherò di ripeterlo, quell'uomo ha ispirato il mio filone fantasy sin da quando vidi per la prima volta un suo disegno di un golem di carne e uno di ferro sul Manuale dei Mostri della 3.0, e da allora ho disegnato come un matto e ho sempre ammirato il suo stile, pur non riuscendo ad avvicinarmici più di tanto. L'ho conosciuto, gli ho stretto la mano, ho fatto una foto con lui. Nient'altro, ma mi è bastato. Di certo non potevo permettermi uno dei suoi disegni con il mio ben misero budget. Ma tant'è.
Due: Ho incontrato dei nonciclopediani dal vivo. Un conto è spammare regolarmente sul web, un conto è farlo nella vita reale. Meraviglioso, semplicemente. Essere faccia a faccia con loro sciocca un po', ma merita fin troppo. Stesso si potrebbe dire del loro incontro con me, dopotutto. Il fatto che poi ci si chiami fra di noi alternativamente con nomi reali e virtuali indica come l confine diventi più labile ogni anno che passa. Prima o poi saremo creature un po' virtuali, un po' reali, un po' metafisiche, un po' anche tutto il resto, un virus umano che si intrufola e contagia ogni aspetto dell'universo. Per questo amo gli esseri umani in generale nella stessa misura in cui odio alcuni di essi in particolare.
Tre: ho apprezzato il meraviglioso dilagare della sottocultura fumettistica, videoludica, libraria e altro-artistica nel mondo reale. Pensate all'effetto che avrebbe una fiera cosplay in qualsiasi altro luogo d'Italia. Ci sarebbe un circolo di tacita disapprovazione a guardare dall'esterno, dall'alto di una incomprensione della cultura nerd e di tutte le suoi compagini alleate. A Lucca, la magnitudine di un evento di tale portata semplicemente schiaccia, soffoca qualsiasi occhio esterno che fissi, occhieggiando con scherno, disprezzo o incomprensione, quello che avviene dentro le mura. Insomma, ci sono così tanti cosplay che si è praticamente immersi nella nerdaggine. I cosplayers sono accettati come semi-eroi, non come tipi strani o pervertiti che si travestono. Questo uccide ogni pregiudizio.
Quattro: il tour della fumetteria che ha organizzato il viaggio mi ha fatto scompisciare. Siamo stati un gruppo educato, estremamente pazzo e sciancicato. Però abbiamo condiviso momenti di divertimento assoluto con gli organizzatori, cui abbiamo comunicato i nostri stati con sms pieni di
partecipazione: Devo andare a fare la cacca, *plof* e Siamo quello che mangiamo. By Gianni.
Non ci si può aspettare niente di meno quando si minaccia ripercussioni a chi chiamerà il numero d'emergenza per inezie. Non da giovani.

mercoledì 26 ottobre 2011

News 2 - Fuori Onda e altre meraviglie dell'Ipocrisia

Aggiornamento nella vicenda di Lorenzo "Melfist" Massacesi: un livido è comparso sotto l'orecchio infortunato della sventurata vittima. No, non lo sportello. L'essere umano. Oddio, non si può essere sicuri che sia umano al cento per cento, quel ragazzo... però fatto sta che ha un livido che prima non c'era.
Questo potrebbe essere connesso ad una qualche azione diversiva dei Templari?
Abbiamo intervistato la signora Giovanna per chiederle se davvero ha avuto rapporti con gli alieni. Lei ha risposto che sì, era stata rapita e costretta a partorire un finto coniglio travestito da finto alieno. E che Melfist assisteva, ghignando malignamente.
Questo coinvolgimento di Melfist potrebbe essere ben più grave di quello che pensiamo. E se fosse lui il vero discendente di Gesù? Questo giustificherebbe il suo complesso di dio.
...No, signor Massacesi, non la stavamo bestemmiando! No, no... NOO COSA VUOLE FARMI! AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

...passiamo nuovamente alle notizie serie.
Ho avuto modo di riflettere nuovamente sugli argomenti propinati ieri sera a voi innumerevoli masse stanche composte di una sola persona ognuno. E mi sono reso conto di aver completamente ignorato alcune categorie. Due, per la precisione. Le altre due che complementano i complessi e patetici ipocriti denominati Chi non conosceva o si interessava minimamente di un personaggio famoso il giorno prima della sua morte.Queste due categorie sono denominate Fans veramente sfegatati del personaggio famoso morto e Persone qualunque a cui sia prima, sia dopo la morte del personaggio famoso, non importa una beneamata mazza del suddetto.
Queste due categorie sono meravigliosamente antitetiche. Nel senso che sono simili per certi versi, ma per il resto sono completamente opposte.
Partiamo dal primo tipo:

Fans veramente sfegatati del personaggio famoso morto
Questa categoria di persone ha sempre usato, a momenti alterni relativi al proprio umore e all'impatto sullo show-biz del loro idolo, immagini del profilo, citazioni, link di video e siti riguardanti il loro idolo. In questo sono assolutamente coerenti, ossia difendono il personaggio famoso a prescindere dalla sua integrità morale o etica, dalla sua estetica, dal suo IQ, dal suo credo politico o religioso ( o spesso proprio in base a questo) o dalle sue effettive capacità nel suo campo di influenza, sia esso musica, arte, sex-appeal, filosofia, capacità recitativa o quant'altro.
Insomma, anche se il personaggio famoso fosse un elemento del Grande Fratello, questa categoria di persone continuerebbe a difenderlo.
Il che spiega il perchè così tanti consensi vengano dati a programmi qualitativamente degradanti come quello.
Questa categoria di persone agisce davanti agli attacchi e alle critiche giuste o ingiuste indirizzate ai propri idoli in modo praticamente identico a quello dei pressappochistici Chi non conosceva o si interessava minimamente di un personaggio famoso il giorno prima della sua morte. L'unica sostanziale differenza di questi altri simpaticoni è l'effettiva quantità di conoscenze sul personaggio famoso in questione. Insomma, la scrematura dell'ignoranza fa la differenza.
Queste persone difendono i loro idoli in modo coerente, perlomeno: mi sento in dovere di pensarci su addirittura due volte prima di iniziare a fare una battuta di humor nero con uno di loro, e di solito finisco per dirla in ogni caso. Non che si abbia sempre un buon risultato, ma non si può incontrare sempre una persona con contemporaneamente un cervello e del senso dell'umorismo, o una persona che sia semplicemente genuinamente offesa, e che quindi cerchi di ragionare con te.

Persone qualunque a cui sia prima, sia dopo la morte del personaggio famoso, non importa una beneamata mazza del suddetto
Questa categoria è semplice da spiegare. In pace e in guerra, in salute e in malattia, in amore ed odio, non gliene frega un cazzo. Esprimerà il proprio parere onestamente per dire le cose come stanno, o si asterrà dal pronunciarlo per timore di accendere inutili discussioni con gente che non ha niente di meglio da fare che rosikare su personaggi famosi morti.
Questa categoria è così semplicemente magnifica, coerente e minimalista. Credo che proprio per queste numerose virtù, un giorno inizierò ad odiarla, se mai si diffonderà. Perchè allora non ci sarà più nulla di cui discutere, nessun comportamento ipocrita da denunciare, nessuna lamentela da esporre sull'homo quasi sapiens sed non troppus.

Vabbè, tant'è. Mi traslo in una dimensione altra, completamente diversa, meravigliosamente altra. Un rifugio dal logorio dell'ipocrisia moderna: la musica.
Ringraziamo la nostra cara musa ispiratrice, tachicardica, stimolante, anabolizzante, anestetica e talvolta narcotizzante, per tutto quello che riesce a fare e non fare con l'uso di soli sette elementi. E spesso e volentieri manco con tutti e sette. Io stesso mi limito a ritmi e suoni bitonali percuotendomi le cosce forzute (anni di pedalate e corse con lo zaino in spalla per rincorrere l'autobus servono) e mi bastano per una intima, selvaggia e contenuta soddisfazione.
Ma non parliamo delle mie cosce, adesso. Parliamo degli Uochi Toki.
Da un certo periodo di tempo quei fricchettoni di Bjorko Dio si dilettavano nella recensione di roba che io, prima di allora, non avrei saputo comprendere neanche se avessi ricevuto in dono il cervello di Scaruffi e di qualche altro tizio che di musica ne sa certamente più di me.
Poi ho iniziato con calma, con gli Have A Nice Life, quindi...
...quindi gli Uochi Toki.
L'album che ho ascoltato ininterrottamente è Cuore Amore Errore Disintegrazione.
Non sono bravo a parlare e recensire musica. Vi basti questo:
Quest'album è un'enciclopedia, il diario di un adolescente senza età definita, un flusso di coscienza di un sasso filosofo, un pensiero ordinato dal caos e un canale di scolo di tutti i pensieri più folli. Ma come penso sempre, sono più lucidi i folli nel vivere la realtà che i sani di mente nell'analizzarla.
Gli Uochi Toki sono un piccolo capolavoro fatto a misura di mago, che abita su questo pianeta quando gli va, quando gli capita. Bella cosa che io sia capitato qui quando hanno deciso di scrivere questo album.
E ora scusatemi, vado a toccare una ragazza e a presentarmi ad un ragno. Non che non abbia già fatto in precedenza entrambe le cose.

martedì 25 ottobre 2011

News

25 ottobre, Pescara - Lorenzo "Melfist" Massacesi rimane coinvolto in un incidente con una macchina ferma che apre lo sportello all'improvviso mentre lui passa in bici. Dopo sei ore di trapianti e di analisi diagnostiche, siamo terribilmente dispiaciuti di dire al mondo che lo sportello non ce l'ha fatta. Quanto a Lorenzo, se l'è cavata con un'escoriazione alla mano ("Tanto ho sempre l'altra" ha dichiarato mentre già faceva pratica) e con la quasi perdita del lobo dell'orecchio destro.
Intervistati i paramedici giunti sul posto: "Il soggetto non smetteva di ridere, fare battute e rincuorare gli animi di tutti, come se avesse vinto la lotteria e non come se avesse perso un litro di sangue. Forse avevamo lasciato la bombola del gas esilarante mezza aperta e non ce n'eravamo accorti."
Ma passiamo a notizie meno recenti. Nonciclopedia ci passa una notizia sul mondo della MotoGP. La parola al nostro inviato Slowpoke:
Già, siamo scioccati da questi esempi, così simili, così diversi. Il mondo sembra accanirsi sui grandicampioni a due ruote. Oltre a loro, altri grandi periscono o soffrono: Franklin Delano Roosevelt, o il più giuovine Stephen Hawking.
Bene, le battute sono finite. Ora passiamo a qualcosa di serio.
Vi aspettavate una commemorazione di Simoncelli? O stavate per offendervi a morte sui contenuti altamente dissacranti di questa pagina?
Poveri illusi.
Anzitutto vi sottopongo questa frase, una delle tante pronunciate contro coloro che, una volta fatte simili battute, si sono difesi con il giusto e sacrosanto diritto della libertà d'espressione:
"Io credo si possa ridere su tutto, ma non si può scherzare sulla morte di una persona."
Come ha detto un mio caro amico, I find your lack of coherence disturbing.
Ho avuto modo di notare numerose, meravigliose ipocrisie sulla morte di personaggi famosi, di recente: Amy Winehouse, Steve Jobs, Marco Simoncelli. Siccome queste ipocrisie suonano in modo simile ad antinomie, le esporrò come faceva quel furbacchione di Immanuel Kant.

Prima Ipocrisia: l'ignoranza del giorno prima
Chi non conosceva o si interessava minimamente di un personaggio famoso, il giorno dopo la sua morte, improvvisamente, lo stima e ne sbandiera la conoscenza da anni addietro. Esprimerà il proprio profondo ed onesto cordoglio postando video e foto che ritraggono il personaggio nei suoi anni ruggenti, e sostituirà le proprie immagini dei profili internet ed avatar con foto del personaggio.

Seconda Ipocrisia: la pubblicità post-mortem
Chi non conosceva o si interessava minimamente di un personaggio famoso, il giorno dopo la sua morte, acquisterà almeno uno dei suoi prodotti, prodotti sponsorizzati dal personaggio o in cui esso è presente o partecipa, anche in minima parte. Garantirà inoltre la qualità dei suddetti prodotti, e additerà coloro che sono stati più lenti e goffi di lui nel coprire la propria ignoranza come ipocriti ignoranti che scoprono il personaggio solo dopo che è morto.

Terza Ipocrisia: l'inconsistente apologia
Chi non conosceva o si interessava minimamente di un personaggio famoso, il giorno dopo la sua morte, difenderà a spada tratta coloro che esprimono commenti negativi nei confronti del personaggio, o che ammettono la loro ignoranza in merito. Spesso la tenacità con cui difende il personaggio è inversamente proporzionale ai dati che ha in suo possesso riguardo il personaggio stesso, o il suo giudizio è offuscato dai lati positivi, che sembrano eclissare quelli negativi.

Corollario sull'humor nero: Nel caso appaia un caso di satira, humor nero o qualsivoglia genere di umorismo che attacchi o metta il personaggio in una luce diversa da quella della Santità, dell'Eccellenza e della Giustizia, chi non conosceva o si interessava minimamente del personaggio famoso il giorno prima, il giorno dopo attaccherà i felloni colpevoli di siffatta ingiuria disidcevole accusandoli di immoralità, antieticità, necrofilia, minoranza mentale, fallibilità, perversione, e antiestetica.

E qui torniamo alla frase di prima. Perchè non è possibile ridere su ogni cosa? E sopratutto, perchè non possiamo ridere della morte? Giungerà certamente il momento in cui ognuno di noi dovrà fare i conti con la fine dei propri giorni, ma l'angoscia, si sa, non ha mai giovato a nessuno.
Non ridiamo forse delle nostre sventure quando sono passate? Non ridiamo forse delle vicende politiche, ridicolizzate, o per meglio dire messe in una luce satirica, ma non per questo meno vera? Non ridiamo forse di noi stessi, degli altri, come se fossimo tutti pagliacci di un circo che non comprendiamo, e che possiamo consolarci delle risate che gli altri fanno su di noi, semplicemente ridendo a nostra volta? Allora possiamo anche ridere della morte, mi pare.
La risata è un modo per sdrammatizzare, per vivere più felici. Certo, si può morire per una risata, ma si avrà comunque espresso il proprio riso e si sarà morti cercando di rendere più felice quell'attimo di attesa della morte.
Eppure mi guardo intorno e mi rendo conto che la gente, questo immenso insieme di Chi non conosceva o si interessava minimamente di un personaggio famoso il giorno prima della sua morte, è preoccupata dalla possibilità che questo accada, e si batte per impedire che la gente rida su tutto, si liberi delle catene della preoccupazione, dell'ansia, dell'angoscia, del pregiudizio e della cecità intellettuale. E in questo caso mi pare giusto citare un'altra persona: "Bisogna diffidare di chi non ride, non mangia e non vuole far sesso."
Dunque non è possibile ridere di tutto? Eppure lo diceva anche qualche filosofo antico ma, quando è morto, nessuno ha messo la sua faccia sul proprio profilo di Facebook.

lunedì 10 ottobre 2011

Into Beautiful, Dreadful Dust

Non so neppure cosa scrivere in questo post. Penso che riuscirò a trovare qualcosa da dire prima della fin-
THE END
Ok, non ce l'ho fatta. Ricominciamo.
Intanto sono convinto che l'Epic Games debba essere premiata per l'uso di colonne sonore così paradossalmente belle e calme per la propria saga più adorabilmente sanguinolenta. Gears of War è sempre stato contraddistinto da spot pubblicitari così pacifici da dare l'impressione di un gioco thriller ma fondamentalmente sedentario o semplicemente troppo rassegnato alla morte da essere esente dal concetto di paura tipico degli sparatutto splatter con mostri. Insomma, l'esordio di un Marcus Fenix intento a fuggire fra edifici bluastri, quasi del colore degli ematomi, inseguito da ombre invisibili in una città fantasma, è un capolavoro della pubblicità. Poi Fenix entra in un edificio attraverso un varco e dentro lo attende un buio immenso. E anche innumerevoli orrori enormi, che lo assalgono con i loro occhi splendenti dalle ombre sovrastanti. Il tutto è affidato ad un tappeto emotivo suonato al pianoforte, una cupa nenia dalla voce del cantante dei R.E.M. che canta Mad World. Una cover, come tante altre, ma che definirei la più bella.
Lo stesso è avvenuto in presenza di How It Ends, dei Devotchka, altra canzone che scioglie il cuore con una ninna nanna triste e rassegnata. Il video del secondo capitolo di Gears era un addio alla terra, una carica kamikaze nel cuore del mondo nemico attraverso la dura roccia, anticipato da un addio a campi dorati, un addio che mi ricordava molto 300 di Zack Snyder. Ma già questo era un titolo che mi esaltava di meno, perchè si trovava anche all'inizio di Little Miss Sunshine e quel film, seppur magnifico, apre una scissione che mi lascia perplesso, visto che ogni volta che sento la canzone ripenso ad un videogioco sanguinario e a un film intenso e bello.
Nel terzo vediamo uno sdoppiamento di sapore biblico, con il trailer Ashes To Ashes e poi Dust To Dust. Il primo, Ashes To Ashes, è di una depressione immensa, l'immagine stessa della triste rassegnazione affidata ai Sun Kil Moon e alla loro Heron Blue, che affresca il mondo buio, morto e destinato a cadere nella fine della saga. Orrori e nemici assediano la Squadra Delta, ma nulla li spaventa. Ormai sono andati oltre la paura. Ora, c'è solo tristezza, e l'attesa del buio.
In Dust To Dust c'è invece un disegno diverso, quasi identico e al contempo assolutamente diverso. La rassegnazione è visibile, ma non cambia nulla. La tristezza, la sconfitta, la perdita, l'effimera vita di ogni cosa è destinata a finire, ma non per questo il nuovo giorno smetterà di giungere. Il tempo passerà, il mondo girerà, nasceranno nuove cose. La tristezza ci deve essere perchè lascia spazio alla felicità del futuro. In fondo, il tempo è una ruota, che gira e gira e torna sempre sui suoi passi. Questo mi sembra di sentire in Into Dust di Mazzy Star, la canzone a cui è affidato l'ultimo trailer.
Vi chiederete perchè stia disquisendo su queste canzoni e su questi trailers di un gioco che nel gameplay mostra aspetti totalmente contrari a quelli delle sue presentazioni mediatiche.
Non lo so, sinceramente. Ma sono contento di aver espresso il mio parere inutile, perchè è stato un modo di sfogarmi per stasera.
Prima ero incazzato, furioso, investito di una giusta ira. Non vi dirò quale sia stata la causa, perchè non sono affari vostri, ma l'ira c'era. Non la disdegno, anche ora che è passata. Ma sono contento. Contento di una contentezza che è naturale conseguenza della calma serafica. E mi sento bene.
Grazie a tutti di aver letto l'inutile parere di qualcuno che se ne sbatte del tempo e scrive. Vi ringrazio, chiunque voi siate, per quanto possiate essere dissoluti, folli, ipocriti, stupidi, intelligenti o magnifici. E preparatevi a nuovo acido, a nuovo fiele e a tanto, tanto sarcasmo per il futuro. Tanto, è quasi impossibile che da qui in avanti io mi mantenga così calmo in eterno. Se lo diventassi, il termine "calmo" perderebbe il suo significato intrinseco.
Oh, scusate, altri vaneggiamenti.
Ok, ora chiudo davvero.
Davvero.
No, davvero, fra poco.
Cinque secondi.
Ok, ora davvero.
Alla prossima.

P.S: speravate davvero ancora in qualche disegno, per oggi? Scordatevelo.

sabato 1 ottobre 2011

Ritorno con un sacco di disegni frughi, tre quarti di recensioni, un titolone lungo lungo buono buono e qualcosa su scuola e politica (in fondo, eh)

Si ritorna alla ribalta. Questo post sarà denso degli avvenimenti che mi sono accaduti di recente, che sono tanti e per questo li ho già dimenticati. Partirò da quelli che sono rimasti in mente dopo lo sciacquone mentale dell'Alzheimer galoppante che mi insegue.
Molto bene. Iniziamo con la parte più importante: Gears Of War 3.
Che dire? Un giocone. Mi asterrò dal recensire interamente questo gioco, voglio aspettare di avere una webcam funzionante per fare un bel video. Aspettate, dimenticavo. Ho già una webcam. Il problema non era quello, è il computer che fa schifo.
Ma prendiamo in considerazione Gears. Un magnifico gioco, se chiedete a me. Superbo, anche se il terzo numero della saga, che conclude la storia in modo assoluto e senza lasciare spiragli ad ulteriori patetici tentativi di ampliare la serie per il gretto desiderio di spillare soldi agli stupidi fan (per un rapporto più dettagliato cercate nel web nomi come Halo, Final Fantasy e Devil May Cry). Appunto perchè il numero conclusivo, il terzo gioco entra direttamente nel vivo dell'azione violenta e soprattutto drastica contro gli Splendenti, ossia un branco di locuste fosforescenti infettate dall'Emulsio Detergente, che le rende stranamente combustibili. Ciò che apprezzo della storia è il modo in cui venga raccontato stavolta non solo il dramma del sergente Fenix, ma anche una pletora di personaggi secondari, come il celeberrimo co-protagonista Dominic Santiago i cui personali momenti di eroicità in questo ultimo gioco mi hanno toccato veramente. Altra figura ripresa con più attenzione è quella del pluriacclamato personaggio di Augustus Cole, detto Cole Train. Dico pluriacclamato per il fatto di essere amatissimo sia nel gioco che fuori. In un mondo dove ogni regola è andata a puttane, in cui ogni istinto è sopraffatto da quello di sopravvivenza e la diffidenza per ogni cosa che si muova regna sovrana, basta che un giocatore di thrashball avanzi verso una zona di barboni armati per venire acclamato salvatore. Non mancano gli stereotipici richiami alla politica bastarda che nasconde i fatti al popolo e ai soldati veterani lasciati a loro stessi che avanzano nelle zone nemiche come una scolaresca in gita, mietendo morte e distruzione con i propri esigui numeri contro orde di mostri di ogni genere. Ovviamente, ognuno di questi eroi ha un vasto e colorito vocabolario di vaffanculo in tutte le salse e le lingue e gli accenti e le intonazioni del mondo, braccia dal diametro di una sequoia gigante e, ovviamente, dita lunghe come hot-dog oversize.
Non mi dilungherò ulteriormente su questo argomento perchè potrei continuare a scordare altre cose, e per di più se non la smettessi subito potrei iniziare a parlare di Clayton Carmine. E allora sì che faremmo notte. Io adoro quel COG.
Bene, tagliamo qui (anche perchè prima o poi farò una recensione con i controcazzi e allora si riderà davvero) e passiamo ad un nuovo argomento: la musica.
Certamente tutti esulteranno pensando a quali inimmaginabili chicche del mio personale armamentario musicale dalle concezioni discutibilissime di alternativismo, ma partirò a bomba dicendovi quello che è e resta il mio umilissimo parere, e che perciò va seguito pedissequamente da tutti quelli che lo leggono.
IL NUOVO ALBUM DEGLI EVANESCENCE... É UNA CAGATA PAZZESCA!
(92 minuti di applausi, attendere prego)
Bene, ora l'ho detto. Di tutto quel dammaio inutile si salva forse solo una canzone, ed è un forse molto ma molto ipotetico con valenza di irrealtà. Della serie, questo nuovo studio album è una ridondante cagata troicaico-pop-metafisico-metallaro-metaqualcosista-catalettico con endecasillabi sparsi. Non c'è la poesia, non c'è il goth, non c'è la cupa tenebra nè gli angeli di una pace interiore. Non c'è tutta quella poesia che si poteva sentire ragionevolmente in Fallen e tutt'al più di tanto in tanto in The Open Door. Persino roba elettronica come Eternal, unico pezzo elettronico degli Evanescence che digerisco (e lo digerisco anche molto bene e spesso), può farsi lustrare gli stivali da questo penoso tentativo di risalire la ribalta. A quanto pare, visto che la voce di Amy Lee e qualcosa di suonicchiato al piano sembravano funzionare, gli Evanescence pensarono: "Ehi, ragazzi, proviamo a rifilargli qualche cagata epica fatta negli ultimi cinque minuti prima del concerto mentre siamo tutti ubriachi!" ed è così che nasce Evanescence, album omonimo della band che come tutte ha imparato a vendersi bene, ma a vendere male.
Nuovo argomento ripescato dalle torbide nebbie della mente: ho un modem nuovo. Ma come già detto, il pc resta sempre lo stesso. E il wi-fi manco a farsi vedere in giro. Mah.
Altro punto da considerare, appena ripescato col tre per due: la scuola è un campo di battaglia, un asilo dove piccoli politici incalliti crescono. Giusto oggi ho potuto assistere allo scontro fra liste di candidati per il consiglio studentesco in una quantomai inappropriata assemblea d'istituto segregazionista. I fascisti hanno fatto sorrisi e facce da grulli, i comunisti hanno sorriso come ganjofili e hanno aizzato la folla, e quelli di centro, di cui facevano parte i miei compagni di classe, non se li è cagati nessuno. Manco loro fra di loro. Come sempre, insomma.
Che monotonia. Il problema si è poi ingigantito con l'inizio di una serie di recriminazioni indirizzate ai fascisti e al loro simpatico slogan, che ovviamente era di stampo fascista a sua volta. Sai che novità. A farlo presente al pubblico, un simpaticone di sinistra. Com'era ovvio. Io mi domando, siamo a scuola o in parlamento? Siete convinti che l'associazione di ideologie vi renda più fighi? Che il vostro prestigio sia maggiore se ci si accapiglia sulle differenze? Se si accresce il dissapore fra le persone? Non ha senso. Per quanto adulti, siamo in una scuola. Per quanto vogliamo fare la voce grossa e protestare (non che sia qualcosa che non vada fatto, con i tempi che corrono, gli eventi che capitano, le persone che stanno al governo e i beoni che li appoggiano da sotto), stiamo parlando di istruzione. Non dobbiamo mettere in campo l'aborto, i posti in parlamento, il ruolo della chiesa. A quello si pensa fuori dalla scuola. La scuola è un luogo dove ci si informa, dove si impara, dove si spende ore inutili a sentire barbe incravattate che esaltano il passato remoto che va imitato e il passato prossimo che ormai è già remoto nel giro di due minuti. Dove, più di ogni altra cosa, si cresce. Se si concorre ad una carica come quella del rappresentante d'istituto, lo si deve fare per migliorare la vita e l'apprendimento degli studenti fintanto che sono nella scuola. FINE. Niente grandi eroismi, niente patriottismi. La scuola è apolitica, areligiosa (o atea se non vi da fastidio il termine), e apostolic-ah, no, mi sono sbagliato. Maledetti dogmatismi della messa radicati nell'infanzia. Dovrò lavorare a lungo per liberarmene.
Dicevo, la scuola è un luogo neutro. Gli unici sforzi che ci sono concessi al suo interno sono destinati a cambiamenti per il meglio. Per gli studenti. Basta stronzate sulle assemblee con i fighetti di turni al dj-set. Basta con promesse non mantenute, basta con gruppi di idioti ipocriti che si fanno i fighi con i ragazzini dei primi anni e che poi se lo rinfacciano gli uni con gli altri davanti a studenti più maturi, basta con queste scuole di merda che hanno una testa di cazzo e tanti coglioni che la succhiano e la leccano tutt'intorno. Occhei, questa era una metafora disgustosa, ma rende l'idea. Comunque me la sto prendendo troppo. A dir la verità, dovrei fregarmene. Ma anche se ci sono dentro da cinque anni e così ho fatto per questo lasso di tempo, me ne andrò dalla scuola con un botto. La gente mi ricorderà come un frugo fuori dal comune, come avrebbe sicuramente pensato una delle due teste di Zaphod Beeblebrox. L'altra era probabilmente ubriaca di Gotto Esplosivo Pangalattico. Come la mia mente al momento, obnubilata dall'oblio. Fortunatamente è solo un oblio temporaneo, ho troppo da ricordare e troppo cui pensare.
That's all, folks!